Nicolò Maja, il ragazzo sopravvissuto alla strage di Samarate, pare finalmente risvegliarsi dal coma. La speranza si riaccende.
Stando alle dichiarazioni dell’avvocato di famiglia del giovane Nicolò Maja, il ragazzo sarebbe finalmente in grado di: “Rispondere a gesti alle domande”. Sarebbe stato l’architetto Alessandro Maja, a compiere il duplice omicidio, che ha implicato il tragico coinvolgimento di Nicolò, costando la vita, sia alla madre che alla sorella del ragazzo.
Nicolò è ancora in prognosi riservata, ma resta comunque l’unico sopravvissuto alla strage di Samarate. Nelle ultime ore, il ragazzo ha mostrato dei chiari e tangibili segni di miglioramento clinico.
Stando alle dichiarazioni dell’Ansa, l’avvocato di famiglia, Stefano Bettinelli, avrebbe affermato che: “Il giovane è sveglio e sembra davvero riesca a rispondere, anche se a gesti, alle domande. Una notizia bellissima, anche se il percorso sarà molto, molto lungo”.
La tragedia di Maja
Nicolò ha 23 anni. La sua tragedia prende avvio quando il padre Alessandro, armato di martello, inizia a colpirlo ripetutamente alla testa. La diagnosi primaria, non aveva escluso nemmeno l’ipotesi che il ragazzo fosse stato ferito con l’ausilio di un trapano.
La strage della famiglia Maja ha preso luogo lo scorso 4 Maggio, nei pressi di un appartamento di via Torino, a Samarate, in provincia di Varese. Nel corso di quella tragica giornata, hanno perso la vita, la madre di Nicolò, Stefania Pivetta (56), e la sorella del ragazzo, Giulia Maja (16). A compiere la crudele azione, il capo famiglia, Alessandro Maja, noto interior design meneghino.
Secondo le deposizioni dei parenti, Alessandro accusava una situazione famigliare tesa, già da tempo. L’uomo sembrava lamentarsi circa le eccessive spese sostenute dalla moglie, oltre che della sua situazione lavorativa post covid e delle consequenziali difficoltà nello sbarcare il lunario, a fine mese. In questo clima di profonda tensione, Alessandro sarebbe così esploso, compiendo la mattanza della sua famiglia.